L’ ACQUA IN AFRICA

“Voglio portare il fiume al villaggio”: la storia di Nyekut

Gambella Park Region, Etiopa occidentale

I bambini di uno dei tanti villaggi intorno a Gambella si preparavano a tornare alle loro case, dopo un’ennesima giornata di fatiche per procurare l’acqua alle proprie famiglie. Tutti, tranne Nyekut, che si era arrampicata sul ramo più alto di un’acacia, per guardare il fiume Baro: tanto lontano da raggiungere a piedi, ma a portata di sguardo …

“Dai Nyekut, vuoi muoverti? Prima o poi ti lasceremo indietro!”, le disse Tesfaye, il suo migliore amico.

“Arrivo!” - gridò Nyekut, e saltò giù dall’albero.

Ma chi è Nyekut? Una ragazzina di 11 anni, agile come una gazzella, due grandi occhi scuri, intelligenti e curiosi, uno spirito libero e, soprattutto, un po’ sognatrice. Il suo villaggio si trova a 7 km a sud di Gambella, ai piedi di una grande collina, dove sembra quasi trovare rifugio dall’immensità del paesaggio che lo circonda. La vita del villaggio, come in molte altre parti dell’Africa, somiglia a quel fiume che piace tanto a Nyekut: molti la guardano da lontano con compassione, spesso chiedendosi come ancora resista, quando la danno ormai per spacciata. Forse non sanno come in questi posti la vita sia diventata testarda. Uomini, donne e bambini che cercano di andare avanti in un ambiente arido e inospitale, in condizioni di estrema povertà, tra le frequenti siccità e i contraccolpi di una guerra etnica tormentata che ha distrutto vite, famiglie, speranze.

Nel villaggio il problema più grave è quello dell’acqua. Le siccità hanno prosciugato le fonti idriche, impedendo la coltivazione dei terreni fertili a disposizione e l’allevamento del bestiame, lasciando la popolazione in balia di carestie e malattie. Ogni giorno un gruppo di bambini percorreva 7 km in andata e 7 km in ritorno con dei grandi secchi e taniche sporche per raggiungere la Missione Salesiana di Gambella in modo da rifornire il villaggio di acqua, attingendola ad uno dei pozzi costruiti dai Missionari. Il percorso quotidiano per recuperare l’acqua necessaria era lungo, faticoso e molto pericoloso, praticato quasi esclusivamente da donne e bambini: più di una volta hanno rischiato o subito violenze, e qualcuno di loro non è più tornato!

I Missionari Salesiani negli anni, sono riusciti a costruire per il comprensorio di Gambella alcune strutture di accoglienza, pozzi per l’acqua e ad aprire una scuola. Nyekut era stata subito entusiasta, aveva dimostrato tanta voglia di imparare ed un’intelligenza vivace, faceva di tutto per poter frequentare le lezioni, fino ad arrivare a saltare il proprio turno nel rifornimento di acqua anche a costo di essere sgridata e punita. La gente del villaggio, ormai abituata a quelle condizioni di vita, non sempre vedeva di buon occhio l’operato dei Missionari, anzi spesso lo prendeva come l’imposizione di uno stile di vita non suo.

Nyekut aveva legato in particolare con alcune delle volontarie della scuola e con i padri Missionari, che gli raccontavano strane storie su capanne altissime fatte di vetro e altre cose incredibili. Rimaneva sempre senza parole soprattutto quando gli narravano di posti in cui i bambini erano liberi di andare a scuola senza doversi preoccupare di svegliarsi presto la mattina per andare a prendere l’acqua, poiché quest’ultima usciva da strani pezzi di metallo, che chiamavano rubinetti, come per magia. “Sarebbe bello se fosse così anche a casa mia!” disse Nyekut ad alta voce ad uno dei vecchi Missionari.

“Già! Ma dovremmo portare il fiume al tuo villaggio!” rispose lui.

Si diedero un’occhiata e sorrisero entrambi. Nei sogni di una ragazzina e di un vecchio si avvicinava sempre di più la possibilità di cambiare in meglio la vita di tutti e soprattutto dei bambini.

“Ma vuoi spiegarci cosa ci trovi in questo benedetto fiume? Riesci sempre a scappare, le poche volte che vieni con noi te ne stai lì a fissare l’acqua.” le disse Tesfaye.

“Voglio portare il fiume al villaggio.” rispose Nyekut.

“Il fiume? Vorrai dire l’acqua, il fiume è molto lontano! Beh, allora prendi i secchi e comincia ad andare a riempirli al pozzo!” le rispose Tesfaye, che ormai aveva incominciato a pensare che fosse diventata matta.

“No. Voglio portare il fiume al villaggio, cosicché voi tutti possiate venire a scuola, invece di andare ogni giorno a prendere l’acqua!”

Venuta a conoscenza degli strani propositi di Nyekut, la madre si fece molto più severa con lei. Dava la colpa ai Missionari, i bianchi che volevano tanto aiutare e invece ficcavano strani pensieri nella testa dei ragazzini. Nyekut fu costretta ad andare tutti i giorni prendere l’acqua per il villaggio, non potendo più andare a scuola.

“Piantala di sognare, vieni a portare i secchi di acqua con noi!” gli suggerì Tesfaye, ma lo diceva più per dovere che per convinzione.

Ma Nyekut continuava a guardare il fiume. Aveva un sogno e non voleva arrendersi. Passarono i giorni, i mesi e gli abitanti continuavano imperterriti nelle loro fatiche quotidiane. Anche Nyekut sembrava si fosse rassegnata.

Poi, un giorno all’improvviso disse agli altri: “Ho trovato il modo per portare il fiume al villaggio. Però avrei bisogno del vostro aiuto. Qualcuno è disposto a venire con me?”

La guardarono tutti come si guarda una pazza.

“Non sto scherzando, in questo tempo non ho mai smesso di credere al mio sogno. Ogni volta che siamo andati al pozzo a prendere l’acqua, ho detto a ciascuna persona della Missione che incontravo che, qui al villaggio, tutti erano d’accordo e che ci saremmo rimboccati le maniche per portare il fiume tra le nostre case. Loro sono pronti ad aiutarci e voi?”.

“Io sì!” affermò una voce titubante oltre la piccola folla degli abitanti, una voce che Nyekut fu felicissima di risentire. La voce di chi per tanto tempo le era stato amico: Tesfaye.

Come descrivere lo stupore generale quando i lavori stavano pian piano giungendo a conclusione? Nessuno riusciva a crederci! Nel giro di qualche mese, anche grazie al sostegno della Fondazione Opera Don Bosco onlus e l’aiuto di alcuni abitanti del villaggio, i lavori di costruzione del serbatoio, prelevando acqua dal fiume, filtrandola e purificandola, furono terminati. Il pozzo fu allestito e tutti aspettarono con impazienza la sua apertura, sperando che tutto ciò non fosse solo un’illusione e goccia dopo goccia ecco l’acqua del fiume limpida e pulita uscire dal rubinetto! Finalmente anche i bambini del villaggio oggi possono andare a scuola, studiare e imparare invece di dover andare a prendere l’acqua al pozzo di Gambella.

Il sogno di Nyekut e Tesfaye si è avverato. Manca ancora molto per un futuro perfetto, ma questo è uno dei passi che si possono fare per avvicinarsi ad esso.

Passo dopo passo, tutto è possibile!

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