n'esperienza unica di vita e medicina

Abobo, Gambella Park, Etiopia 8 Aprile 2016 Carissimi tutti,due domeniche fa, cioè il girono della vostra Pasqua, ho vissuto un'esperienza di incontro tra mondi e culture e medicine così opposti … una esperienza da condividere. Siamo andati noi tre (medici) e due dei nostri workers, al campo dove vivono i nomadi Fellata, per fare un test e portare la terapia a Kadija, la mamma di 4 bambini bellissimi, che due mesi fa era stata in ospedale da noi molto grave per tre settimane, e alla fine era uscita senza guarire, perché il marito e la sua famiglia volevano tentare la "loro terapia".

Ali, il marito, un uomo speciale, molto socievole e gentile, aveva iniziato poi per conto suo una terapia per un'infezione che da noi non c'è (o meglio c’è, ma non si può diagnosticare né trattare). L'aveva recuperata da altri gruppi di nomadi, e lui stesso con una sola siringa e un solo ago, che teneva ben stretto in tasca della sua tunica aveva iniziato le iniezioni alla moglie, tutti i giorni da un mese. Kadija pian piano aveva migliorato, ma lui avendo finito la medicina, si è rifatto vivo chiedendoci di procurargliene ancora due flaconi .
Noi intanto (con molte difficoltà) avevamo ottenuto da Medici Senza Frontiere alcuni test diagnostici per quella infezione e due cicli di terapia.

Così domenica a mezzogiorno siamo partiti seguendo Ali: mezzora di macchina e poi oltre una ora a piedi sotto il sole cocente e a passo ultrarapido, tra sentieri e savana attraversando anche un fiume siamo arrivati in questa zona di paradiso in terra dove loro hanno scelto di vivere in questi mesi con le loro mandrie. Lì le donne, i bambini, e gli uomini di questo gruppo ci hanno accolto con sorpresa e con gioia. Il test risultò positivo e, avendo comprovato con i nostri occhi e le nostre mani che Kadija stava decisamente molto meglio,  abbiamo deciso di dare la ”laurea honoris causa” al nostro amico “Dottor  ALI” affidandogli le restanti siringhe e i due flaconi per terminare la cura.

Dopo aver lasciato a tutti un po’ di saponette e cibo iperproteico, ci siamo riavviati per la stessa strada. Il sole era ancora forte, il fiume sempre lì, un’altra ora abbondante di marcia con le gambe stanche ma il cuore e la testa piena di meraviglia per ciò che avevamo vissuto, e di nuovo in macchina a casa. 

Ho vissuto il tutto come un assoluto privilegio: loro si muovono da un paese all’altro attraversando frontiere alla ricerca di spazi ampi e adatti al loro stile di vita , per muoversi altrettanto rapidamente non appena le piogge arrivano e rendono impossibile accamparsi sotto il cielo aperto, ma nessuno degli abitanti qui si sognerebbe di andarli a trovare al loro campo, tantomeno un gruppo di dottori stranieri: è stata un'esperienza unica, per loro e anche per noi. Ora vi lascio, un saluto cordiale a voi tutti!Tere (Dott.ssa Maria Teresa Reale)

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