Carissimi amici,approfitto di un breve momento di pausa, finalmente libera, per raggiungervi e raccontarvi un po' di noi. Gli ultimi mesi sono stati intensi : eventi, persone, storie, momenti forti, a volte difficili, a volte stupendi … ma sempre ricchi della certezza di essere testimoni quotidianamente dell’Amore di Dio, padre buono.L’estate ha visto come protagonisti questa volta i giovani stessi di Abobo e dei villaggi circostanti, che hanno portato avanti con responsabilità e spirito di servizio l'attività di supporto scolastico e anche di gioco insieme, per bambini e ragazzi di età diverse. Un po’ animati e guidati da Maria e dalla presenza di don Felipe, un prete spagnolo, che è rimasto con noi tre settimane. Artista dal cuore sorridente , ci ha anche ridipinto le pareti sia delle stanze pediatriche del Centro sanitario, che della piccola scuola materna del villaggio, ora molto più carina e pronta ad accogliere i bambini che presto cominceranno l’asilo.Un altro regalo è stata la presenza di Kike, un medico spagnolo che è rimasto con noi tre mesi e che si è lasciato conquistare il cuore dai piccoli e dai poveri, tanto che ha deciso di tornare per un tempo più lungo a partire da gennaio. La sua presenza è particolarmente importante ora che la comunità stabile si è ridotta solo a noi due: Maria e io. Kike oltre ad affiancarsi a noi nel lavoro in ospedale, prenderà l’incarico di seguire anche i ragazzi che tutti i giorni al pomeriggio vengono a studiare alla biblioteca, offrendo supporto anche in materie particolari, come l’inglese.L’anno etiopico da poco iniziato (qui siamo nel 2008!!!) ci ha lasciato però anche nuove sfide e alcuni "buchi da coprire"… da metà luglio siamo rimasti nuovamente senza parroco, perché abba Aldo ha dovuto rientrare in Italia. Finora non ci è stato assegnato ancora nessuno e così tentiamo noi due, con la collaborazione di alcuni giovani, di portare avanti anche alcune attività legate alla animazione pastorale: celebrazione della Parola la domenica, incontri particolari con i giovani, e altri con le famiglie e i gruppi di adulti nei loro villaggi, dove andiamo nel rimanente “tempo libero”… come la domenica pomeriggio. E’ impegnativo per noi due, ma crediamo che questi momenti siano davvero fondamentali per far capire alla gente che la comunità cresce e cammina se si incontra, se si riunisce anche nella condivisione e nel confronto, nell’impegno a mantenere presente e viva la fede nella concretezza di ogni giorno .Legato al primo, ci resta poi da coprire anche il “buco” della organizzazione degli asili, sia qui che nei villaggi, visto che ci verrà a mancare quest’anno anche la coordinatrice. Per ora non abbiamo potuto iniziare nulla, ma nei prossimi giorni ci troveremo con i rappresentanti del Vicariato per tentare di far partire questo servizio di scuola materna, che è molto apprezzato e utile per mettere bene le basi di una convivenza e di una conoscenza multiculturale futura.E parlando di “buchi”… il Centro sanitario quest’anno sembra un po’ uno “ scolapasta”… abbiamo perso ben 8 infermieri professionali, qualificati e formati da noi negli anni, perché sono andati a lavorare per altre ONG, che offrono loro salari molto alti, oltre il doppio di quelli governativi e di altri progetti come il nostro, cioè privato ma che lavora a scopo caritativo .Il fenomeno, già presente negli anni scorsi, si sta notevolmente accentuando per l’aumento della presenza di queste organizzazioni, che giungono per prendersi a carico la gestione sanitaria dei rifugiati sudanesi, in costante aumento.  Il perdurare del conflitto nel vicino sud Sudan ha causato infatti nel corso di quest’anno 2015 un enorme incremento di afflusso di rifugiati nella nostra regione di Gambella: se ne contano ormai 250.000 suddivisi in campi diversi. Se si pensa che anche la popolazione locale è stimata sui 250.000, cioè esattamente equivalente al numero di rifugiati in più, si può intendere come questo possa avere ripercussioni notevoli e un certo sbilancio in campi diversi come alimentare, sociale e sanitario per la popolazione intera.So che anche in Europa questo è diventato un argomento “scottante”... Ogni volta che vediamo le news internazionali e europee, assistiamo alla tragica migrazione dei profughi da un paese all’altro, da un blocco all’altro, in cammino costante verso un luogo che li accolga e possa di nuovo rappresentare “casa” per loro. Non mancheranno, come mi scriveva una amica, iniziative per imparare a conoscere nuove culture e religioni, unico modo per vincere la diffidenza e la paura del diverso. E’ importante voler stare col cuore e la mente attenta, aperta ai segni dei tempi, accogliente verso l’altro, il diverso da noi. Questa apertura e libertà, questa accoglienza  non pregiudiziale sono tipici di Gesù. E’ quello che ancora lui farebbe oggi.Una delle ultime iniziative qui ad Abobo è stata la distribuzione di farina a famiglie meno abbienti. Un regalo inatteso, 69 quintali di mais ricevuto dalla Chiesa Cattolica attraverso canali internazionali di supporto alimentare. L’interessante è che questa volta abbiamo deciso di fare la selezione in un modo più partecipativo: coinvolgendo i rappresentanti delle altre Chiese esistenti sul territorio perché loro stessi scegliessero i più poveri delle loro comunità. E così è stato: 180 famiglie provenienti dalla Chiesa Ortodossa, dalle diverse denominazioni Protestanti, dalla comunità musulmana e dalle nostre comunità cattoliche, ne hanno beneficiato. Veramente questa “distribuzione ecumenica”  è stata per noi importante, segno di un impegno a condividere la fede e la giustizia con tutto il popolo di Dio, senza differenza di appartenenza, né razza, né religione, né cultura.Le piogge stanno lasciando il posto al sole,  la stagione della malaria è ormai iniziata, i pazienti sono in aumento e ogni giorno ci troviamo costretti a mandarli a casa sempre più precocemente  per far spazio a nuovi  arrivati, più gravi. E’ un dèjàvu che si fa tuttavia sempre nuovo perché le persone sono la novità:- Merit, 6 anni, è uscita dopo 7 giorni di coma per malaria cerebrale, grazie ai farmaci e alla assistenza instancabile di una nonna con molta  determinazione;- Litet, una giovanissima donna, 34 kg, portata in punto di morte e abbandonata dalla famiglia, sta lentamente recuperando con le terapie contro la TBC e l’AIDS, e ogni giorno ci sorprende con una richiesta di cibo ogni giorno diversa, mentre ci conquista sfoderando  il suo sorriso più dolce;- Othow e Omod, giovani ventenni, vivi dopo essere sopravvissuti al crollo di una parete di terra che si è riversata su di loro, nel tunnel scavato con mezzi improvvisati, e senza protezione, alla ricerca dell’oro, mescolato alla terra.Sono tante le storie, tanti i volti, gli incontri, le persone che incontriamo nel cammino di ogni giorno. Le portiamo tutte ogni sera, insieme a ciascuno di voi, davanti a Dio, perché se ne prenda cura. E’ lì che al termine del giorno ci ritroviamo, e ringraziamo, anche quando ragioni diverse ce lo rendono più difficile.A ciascuno e a tutti un saluto da parte mia e di Maria, e un grazie per il sostegno che continuate a darci.MariaTeresa Reale

Abobo Health Centre
Gambella Region
Ethiopia

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